Santa Giulia patrona di Livorno
Le narrazioni su Santa Giulia
poggiano su racconti orali e scritti che sostanzialmente si rifanno a due
diverse fonti: la leggenda di origine benedettina e la tradizione corsa.
Il Guadagnini sulla base
dell’analisi dei testi e dei riferimenti storici colloca la vicenda della
Santa al tempo della presa di
Cartagine fatta dai vandali nel 439, discordandosi dalla interpretazione avanzata da P. Papebrochio
per cui la datazione sarebbe posteriore facendo riferimento alla presa di Cartagine da
parte dei saraceni. A supporto della sua ricostruzione a favore della nascita
della Santa a Cartagine, Guadagnini cita la “Persecuzione vandalica” di
Vittore Vitense, illustrata con note da Padre Don Federico Ruinart benedettino
francese, dove alle pagine 219 e segg. si narra la Passione di Santa Giulia
ricavata da un Codice manoscritto dell’Archimonastero di San Remigio di
Reims, collazionata con altri codici.
Secondo questo racconto la vergine nativa di Cartagine venne fatta schiava in
seguito alla irruzione dei vandali e venduta a un mercante pagano di nome
Eusebio che la condusse con sé in oriente quando la giovinetta aveva circa
diciotto o vent’anni. Pur non abbandonando mai la sua fede cristiana ella servì
diligentemente e fedelmente il suo
padrone che per questo si dimostrò mite
verso di lei. Un giorno Eusebio mentre era in viaggio con la nave carica di
merce verso Marsiglia ebbe l’idea di fare una sosta nell’isola di Corsica, dove
un gruppo di pagani fra cui un certo
Felice stava facendo sacrifici idolatri. Per punire la giovane che si era
rifiutata di partecipare a quei riti Felice, approfittando del fatto che
Eusebio dormiva sotto l’effetto del vino, e forse in seguito ad un rifiuto,
ordinò che venisse flagellata e crocifissa. Sembra che i monaci di Gorgona
avendo saputo dagli angeli della morte della giovane accorsero con una loro
imbarcazione per togliere dal patibolo il corpo e portarlo al loro Monastero.
Nel viaggio di ritorno si incontrarono con una nave di monaci dell’isola di
Capraia che informati dell’accaduto chiesero e ottennero una parte di
reliquia che si pensa consistette in
frammenti di lino inzuppato nel sangue recente della martire. Giunti in Gorgona
i monaci profumarono il corpo con aromi e lo deposero in un monumento e il 22
maggio ne seguì la sepoltura. Il corpo di Santa Giulia restò nella chiesa del
Monastero di Gorgona fino all’anno 762 – 763 quando a seguito dei miracoli che
si raccontavano venne trasferito a
Brescia dove Desiderio, in procinto di divenire re, aveva fondato un Monastero
che poi prese il nome della Santa.
Il Vitale[3] da
parte sua ci dice che molte sono Sante Giulie e Vergini e Martiri; la prima è
naturale di Cartagine come recita il Martirologio, poi Santa Giulia di
Portogallo, Santa Giulia di Saragozza di Spagna, Santa Giulia di Tebaida. Altra
è la Santa Giulia della Corsica di cui parla nel suo libretto Cristoforo Lauro.
Ad ogni modo sia nella versione che la vuole nativa di Cartagine che in quella che
ritiene fosse nata in Corsica, il corpo sarebbe stato traslato a Livorno, per essere
portato a Brescia e da questo evento sarebbe nato il culto della Santa anche
dalle nostre parti.
Porto Pisano - da Wikipedia |
La più antica testimonianza di
devozione nel territorio livornese sembra essere stata la Pieve di Santa Giulia di
Porto Pisano, come ricorda la lapide posta in via S. Barbara – via Grande. Le
cui prime memorie risalgono al sec. IX, “avvegnaché a quell’epoca troviamo
nominata nelle piviere di Porto Pisano la chiesa di Santa Giulia, cioè la prima
parrocchia dei Livornesi”[4], di
cui nel 1017 quando viene innalzata all’onore battesimale si trova detto nei
documenti: “suprascripto Porto pisano prope Livorna, cioè compresa nella
giurisdizione di Porto pisano”[5]. E lo
è ancora nel 1361[6] come testimoniano le
fonti, non essendo a quella data ancora stata incorporata nella Pieve di Santa
Maria; questa, la cui antichità pare anteriore al 1200, si trovava nella piazzetta
in faccia alla Fortezza Vecchia ed era la Pieve antica di Livorno. Aveva vicino
il Cimitero, l’abitazione del Pievano e la Confraternita del Sacramento che
viene fatta risalire intorno al 1264. Tali costruzioni vennero demolite quando
una parte della piazza fu tagliata “per fare il fosso, onde porre la prima
volta in acqua la suddetta fortezza che prima era unita alla terra ferma”[7]. In
base agli studi su antichi deliberazioni, contratti, documenti di donazioni,
sembra che l’unione della Pieve di Santa Giulia di Porto Pisano in Santa Maria
di Livorno, che prenderà poi il nome di Santa Giulia, sia avvenuta nel
1410-1411[8]. In
seguito la Confraternita del Sacramento si congiunse alla Confraternita Nuova
di Santa Giulia. Dal 1521 al 1525 venne fabbricata la Chiesina detta di Santa
Giulina e successivamente sotto il Regno
di Ferdinando I il 22 maggio 1602 venne gettata la prima pietra di quella che
ancora oggi resta alla devozione dei fedeli.
Pare che Giulia divenisse
protettrice di Livorno dopo il “miracolo del quadro”. Era stata commissionata
in Pisa da alcuni devoti di Corsica una tavola raffigurante la Santa che doveva
essere imbarcata a Livorno per essere esposta in una chiesa in Corsica. Ma giunto il giorno della partenza nonostante
il mare fosse tranquillo, il cielo sereno, l’imbarcazione non riuscì a
discostarsi dalla riva. Il fatto venne considerato come un segno soprannaturale
e comunicato al Pievano questi dispose la collocazione del dipinto su un altare della Pieve, finché
la Confraternita non ebbe modo di edificare la prima Chiesina di S. Giulina
dove stette fino al 1603 quando fu trasportata nella nuova chiesa. Di questo
miracolo, come quello dell’acqua miracolosa portata dalla Corsica nel 1609 che
diede la salute alla giovane figlia del “Provisore”, non si hanno però notizie e riferimenti certi
in altri documenti, neanche nell’antico Breviario delle Monache di Santa
Giulia, ma viene riferito dal Magri e dal Lauro. L’immagine della Santa resta
così sospesa tra leggenda e sentimento religioso; ma i dati storici non sono
così determinanti nel disegnare l’identità della Santa che trova la sua
autenticità nel culto ultracentenario che i fedeli e nel nostro particolare il
popolo livornese le ha sempre manifestato appellandosi alla sua pietosa protezione.
Paola Ceccotti
Lapide posta in via Santa Barbara
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[1] “Annali Istorici
dell’edificazione erezione e dotazione del serenissimo Monastero di S.Salvatore
e S. Giulia di Brescia”, contengono:
il catalogo delle SS. Reliquie, tutti i privilegi concessi dai Sommi
Pontefici ecc. , di Donna Angelica Baitelli; aggiuntavi la Vita
di S. Giulia, in Brescia. 1794, dalle Stampe Bendiscioli
[2] D. Giacomo Simidei, “Compendio
della storia degli Eresiarchi con la descrizione del Regno di Corsica”,
1787, in Napoli
[3] R. P. F. Salvatore Vitale,
Cronica Sacra Santuario di Corsica, Nel quale si tratta della vita e martirio
della Gloriosa Vergine e Martire santa Giulia di Nonza, naturale della detta
isola, in Fiorenza, Stamperia nuova d’Amador Maffi e Lorenzo Landi, 1639
[4] “Dizionario Geografico
Fisico storico della Toscana”, vol 2°, E. Repetti, Firenze, 1935, Ed. A.
Tofani, pag. 536
[5] ibidem
[6]“ Stato antico e moderno
ovvero origine di Livorno in Toscana” di N. Magri al presente fornito da F.
Agostino Santelli di apologetiche ecc., Tomo I, in Firenze MDCCLXIX, Stamperia
G. Cambiagi ; in ristampa fotomeccanica, Bologna, ed. Forni, 1967, pag. 318
[7] Ivi, pag. 314
[8] Ivi. Pag. 319 e segg.
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